Pagina:Neera - Una giovinezza del secolo XIX.djvu/114

90 Una giovinezza del secolo XIX

ricordi della mia infanzia di Caravaggio. Tutto era così semplice! Mi parevano tutti così buoni! Ma i ricordi stessi si allontanavano da me ed io, che ero pure semplice e buona, fui gettata improvvisamente dal destino a combattere senz’armi e senza corazza contro la diffidenza ed il sospetto. Per comprendere bene ciò che ho detto, ciò che dovrò dire ancora sul cambiamento della mia vita, è necessario separare le impressioni della fanciulla ignara dagli apprezzamenti che sola l’esperienza può dettare con serietà di giudizio. Se dunque qualcuno dei mie lettori crede di poter già formarsi una sua opinione sulle persone che gli vo’ presentando lo prego di sospenderlo, accontentandosi di seguire le fasi della mia vita nello stesso ordine cronologico che si presentarono a me.

A quattordici anni avendo terminati i corsi lasciai la scuola con quella specie di freccia del Parto burlesca che fu l’Addio non dato. Incominciò allora la mia esistenza casalinga, metodica come una regola di convento; alzata alle otto, rifatta la camera e la sala di ricevimento (dove non entrava mai nessuno) preso posto verso le dieci al tavolino da lavoro, dal quale non mi movevo più sino alle quattro, con una zia da una parte e una zia dall’altra; alle quattro preparavo