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timida, inesperta. Olimpio le faceva soggezione, non osava misurarsi con lui, eppoi ne subiva il fascino.

Quando egli la scorgeva preoccupata, quando capiva che un po’ di lievito fermentava in quel dolce cuore creato all’affetto, non aveva a far altro che rivolgerle una parola buona con quella sua voce penetrante — altro che uno sguardo de’ suoi profpndi occhi — o un sorriso.... divino sorriso che balenava come un raggio di sole sulle tenebre lievemente addensate in quell'anima ingenua.

Se Olimpio avesse potuto amare, non avrebbe amato Giulia.

I suoi istinti indomiti, quasi selvaggi nel loro potente sviluppo, violenti senza entusiasmo, e sensuali senza voluttà, non avrebbero mai compreso, nè ammirato, nè amato il candore di quella creatura semplice e affettuosa.

La bellezza di Giulia, bellezza molto modesta, angelica, più eterea che terrena, adombrata in linee caste e severe, era troppo debole, troppo vagamente indistinta per poter toccare la fibra segreta di quell’uomo.

Ed esisteva forse donna da tanto?

Oh! ella doveva avere la magia fulminea di Circe e d’Armida — doveva essere bella e terribile — figlia postuma degli amplessi d’Eva con Lucifero.

Ma esisteva?