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e direi quasi, tanto usate, che non hanno valore alcuno, come gli augurii, come le condoglianze, come il buon giorno e il buon capo d’anno.

La voluttà egli la conosceva sotto forma di Venere terrena — Psiche non gli aveva rivelato i suoi misteri divini.

Dicevano che aveva buon cuore. Dio mio, che s’intende per ciò? Era ricco e spensierato, prodigo senza scelta e senza misura. Se il cavallo elegantemente bardato di un signore alla moda sdrucciolava, sul Corso, egli si prestava a cavarlo d’imbarazzo; ma se il cocchiere di un fiacre si lasciava prendere la mano, Olimpio bastonava uomo e cavallo.

Un punto, un punto solo brillava senza velo nella vita del mio eroe. Egli aveva un amico.

Povero, artista, sconosciuto; si chiamava Roberto.

Olimpio lo proteggeva, lo faceva lavorare, gli pagava molte volte i debiti; si divertiva a stare con lui ed erano sempre insieme.

Carattere totalmente opposto. Roberto era appassionato, avido d’ideale, poeta. Olimpio se ne faceva beffe.

Olimpio accettava tutte le donne; Roberto a ventott’anni cercava ancora la donna.

Eppure andavano d’accordo.

Roberto era pittore e lavorava con gusto, con amore; la fama bugiarda e capricciosa lo aveva accarezzato,