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glia?... Ah! zio Prospero, zio Prospero, credevo che avesti delle idee molto più profonde, più pratiche, più positive.
Tacque — e parve immergersi in alti pensieri.
Il signor Prospero mortificato rintascò la sua lettera.
— Giulia si lagna? domandò Olimpio bruscamente.
— Ella! povera e dolce creatura, non apre mai bocca se non per difenderti.
— Ecco dunque la mia giustificazione. Orsù, facciamola finita: non parlare a Giulia de’ miei progetti nè delle mie relazioni — a lei deve bastare il mio amore, e questo lo ha. Le donne non intendono altro.
— Mi raccomando poi...
— Che cosa?
— Le mie cartelle di rendita sullo Stato.
— Ci penseremo.
Il signor Prospero pagò lo scotto e uscì dal caffè, segretamente lusingato di avere per nipote un futuro diplomatico — e di che forza!