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— Non dubito, caro zio; ma io devo essere più muto ancora — come un morto, ecco.

— Egli è che ho comperato recentemente della rendita sullo Stato...

— Sicura, sicura.

— Tuttavia...

— Eh! già tuttavia se si potesse trovare un capitalista... Ne riparleremo.

— Mi fido a te.

— Ti fidi bene.

Il signor Prospero, abordando suo nipote, aveva di mira una solenne paternale. Nella sua qualità di unico parente, gli incombeva il dovere di tirare sulla buona strada questa pecorella che si ostinava a battere i sentieri di traverso della vita scapola, quantunque fosse ammogliato da nove mesi. Aveva preparato alcuni argomenti di bell’affetto, logici, morali; minaccie no, ma una persuasione eloquente.

Si teneva sicuro di convincerlo. Il mondo avrebbe detto: Olimpio è un po’ scapestratello, ma suo zio lo tiene in riga. — Oh! suo zio è un uomo di polso.

Nossignori. Accadde tutto il contrario.

Il signor Prospero, armato di sillogismi, di assiomi virtuosi, di discorsi preparati e corretti, fu battuto in breccia da Olimpio che non era preparato a nulla.

Il degno vecchio, per qualche minuto, rimase lì grullo.