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— Una moglie, santo Dio, come passa il suo tempo a Baden? — Una moglie m’intendo, che non sia nè Moldo-Valacca, nè Meklemburghese, nè vedova di quattro mariti. E poi Giulia è timida, non ama la società, d’altronde il dottore le aveva ordinato le acque di Levico...
— Oh! le complicità della scienza! fece il signor Prospero crollando il capo, in modo giudizioso, però, sì che non avesse a soffrirne la simetria.
Il cameriere servì la colazione. Olimpio l’assaggiò appena — non mangiava mai molto, del resto — il signor Prospero si pose a scegliere i tartufi lasciando da parte il riso e rincarando sulla morale.
— E a Parigi? Cosa hai fatto tanto tempo a Parigi intanto che la tua compagna sospirava qui a Milano?
Olimpio tutto compunto rispose:
— Sospiravo anch’io; ma l’interesse del mio avvenire esige pur troppo l’acquisto di quelle cognizioni e di quella esperienza pratica che si ricava dai viaggi.
— Il tuo avvenire! ma ci hai mai pensato tu all’avvenire?
— Mai, lo confesso. Ora però sono capo di famiglia e mi occupo seriamente per farmi una posizione.
Il signor Prospero, colla forchetta sospesa, contemplò il nipote; il nipote, avvezzo a farsi contemplare, non battè ciglio.