Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 64 — |
— Naturale; non potevi incontrarmi a Baden, e nemmeno a Parigi.
— E perchè no? perchè no, caro zio! esclamò Olimpio avvicinando due sedie a un tavolino.
— Perchè... perchè non sono un discolo io!
Completando questa frase, il signor Prospero alzò gli occhi sul nipote per vedere che effetto faceva; ma non vide nulla. Olimpio replicò pacatamente:
— Eppure m’hai preso, dacchè non ti vedo, un’aria giovanile e baldanzosa che lascia campo alle più ardite supposizioni. Eri grigio una volta — poffarbacco, se eri grigio! — mi ricordo perfettamente — e adesso, Dio mi danni se si scorge il benchè menomo capello bianco.
Il signor Prospero accarezzò le sue orecchie di cane con manifesto piacere. Olimpio tirò dritto:
— E le tue guancie... ma sono di latte e vino!
— Di vino non nego — in quanto al latte... qui a Milano non è troppo buono, e me ne astengo.
— Ringiovanisci, caro zio, parola d’onore! Avresti fatto una bella cosa a venirmi a raggiungere a Baden. C’era ottima compagnia; una baronessa Moldo-Valacca, due signorine Meklemburghesi, una Americana vedova di due conti, di un banchiere e di un impresario teatrale — e giovane ancora. Non parlo degli uomini.
— E perchè non hai condotto tua moglie?