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Andò a trovare le sue amiche, le sue compagne di scuola; ella le sorpassava tutte co’ suoi abiti di velluto e i suoi pizzi di Francia.

Aveva un appartamento magnifico, col tappeto sulla scala e vasi del Giappone in tutte le camere. Questo lusso faceva parlare un po’ la gente. Si calcolava che Olimpio non guadagnava nulla, che i suoi beni erano tutti ipotecati e che la sostanza maggiore apparteneva alla moglie.

Un’amica intima — zitella fra i venticinque e i trenta — osservò che per essere ancora nella luna di miele, lo sposo non eccedeva in tenerezze.

— È il suo carattere — diceva Giulia — è poco espansivo, ma mi adora.

Tra due signore maritate ebbe luogo il seguente dialogo:

— Cosa ne dici tu del matrimonio di Giulietta?

L’interpellata aveva un marito zoppo e orribilmente losco; rispose:

— Ha sposato un uomo troppo bello; a me non piacciono gli uomini belli. Prima di tutto, sono sempre un po’ talpe, e poi non si può dormire con tutti e due gli occhi.

— La fedeltà è dunque una virtù esclusiva delle persone brutte?

— Oh!... secondo; nelle donne no, ma gli uomini