Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/52


— 50 —


accanto a lui. Egli non guardò nè l’uno nè l’altra e seguitò a leggere.

— Ho fame, disse Giulia ridendo.

— Brava, questo mi fa piacere; è segno che stai bene.

— Non sei come lord Byron tu che non poteva soffrire una donna a tavola.

— Lord Byron era inglese, e sotto quella latitudine avanzata del polo nord si ha l’abitudine di ubbriacarsi soli.

— Spero bene che da noi non vi sarà l’abitudine di ubbriacarsi in compagnia.

— Ubbriacarsi è una brutta parola, una parola inglese, ma la dolce ebbrezza di una bottiglia di Barolo...

— Uh!... vergogna — fece Giulia scherzando.

Ridevano, erano allegri; attaccarono vigorosamente le ostriche, e invece del Barolo, che a Venezia non si usa, fecero conoscenza con un delizioso vino di Conegliano, al quale Olimpio giurò di essere fedele per tutto il tempo che sarebbe stato a Venezia.

Altri avventori s’erano aggiunti ai primi; la sala era quasi piena; fumavano e ciarlavano tutti.

Una grassa signora di provincia, vestita in lilla con un nastro verde e un cappellino carico di rose, diceva a suo marito:

— Mio caro, sono venuta in città per vedere qualche cosa di nuovo, ma trovo tutto come al nostro paese.