Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/47


— 45 —


E perchè dunque lo si amava?

E perchè si pecca? Perchè si ubbriaca? Perchè a voler contemplare la luna in una fredda notte d’autunno ci acquistiamo una polmonite?

Eh! signora mia, se la ragione e il cervello umano fossero fratelli!

La gondola si avvicinava alla piazzetta.

Parole sommesse, interrotte; lunghi sospiri e baci; giuramenti, promesse si alternavano all’ombra del felze, e l’auretta del mattino li sperdeva sull’ampia, lucida superficie della laguna.

— Addio dunque! l’ora del doloroso addio è pur giunta, Olimpio!

— Doloroso, ma non ultimo.

Maria lo guardò fissamente e scuotendo il capo mormorò:

— Non ci vedremo più!

Olimpio non trovò la replica: la barchetta era alla riva. Maria colle lagrime agli occhi e i singhiozzi alla gola gli strinse rapidamente la mano, e saltando a terra disparve nei viottoli intricati di Merceria.

«Non ci vedremo più» furono le ultime parole pronunciate da quei due.

Quando Olimpio entrò nella sua camera all’albergo Belle-vue, Giulia, coricata nel letto, dormiva il il sonno dei quindici anni, ma il suo volto pallido,