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La distanza venne misurata scrupolosamente; si misero in posizione. Olimpio incrociò le braccia, Roberto tentò col dito il grilletto.
— Siamo pronti?
— Pronti.
Era pur bello Olimpio nella sua calma! e Roberto che lo aveva tanto amato, rifece col pensiero i primi anni della loro amicizia — l’affetto cieco e fidente, le libere espansioni, le dolci ore insieme trascorse. Ripensò alla sua vita solitaria divisa fra l’amico e il lavoro. Il suo cuore già piegava intenerito, già l’arme omicida gli tremava nella destra; ma l’imagine di Réa superba e schernitrice gli passò davanti, e l’orribile tradimento ridestando tutto il suo odio gli infuse una disperata energia.
Aperse le labbra per pronunciare non so quali parole, ma il colpo partì — Olimpio girando su sè stesso cadde supino.
La palla gli aveva attraversato il cuore.
Il passo misurato di due carabinieri ruppe lo spaventoso silenzio.
Roberto coi capelli irti si inginocchiò presso il cadavere dell’amico. Un largo rivo di sangue gli usciva dalla bocca e con un rantolo indistinto esalò l’ultimo sospiro.