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a quattro colpi che molti uomini sogliono portare alla sera, disse:
— Ho un’arme sola, ma basterà.
— I testimonii?
— Dio.
— Comodo testimonio! ghignò Olimpio.
— Scegli! ripetè Roberto gettando in terra una moneta.
Fu un istante tremendo.
La luce lontana dei fanali pioveva sulla biondissima testa d’Olimpio che, senza cappello, pallido, colle ciglia corrugate sugli occhi profondi, le labbra strette non dava segno di sgomento.
Roberto tutto mutato in viso e agitatissimo mandava lampi dagli occhi.
— La testa per me — disse Olimpio e si chinò a raccogliere la moneta che luccicava fra i sassi.
Il vento della notte sollevava la sua lunga chioma cacciandogli sulla fronte un riccio ribelle; egli lo allontanò colla mano fissando acutamente le pupille.
La moneta mostravasi dalla parte della data. Non un muscolo del suo volto tremò; ma dalle labbra congiunte sprizzava sangue.
— Quanti passi? — domandò con voce sicura.
— Dieci — rispose Roberto sul cui volto gocciava un freddo sudore.