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Con un superbo movimento di dignità offesa, la contessa si sciolse, si alzò, e allontanandosi dal suo ostinato amante:

— Poichè vi preme tanto saperlo — disse — ebbene, non vi amo più.

Come un fanciullo all’improvviso annunzio che sua madre è morta, Roberto scoppiò in pianto.

La contessa aveva posto la mano sulla molla dell’uscio.

— Arrestatevi! — gridò egli — non credo una parola di quanto avete detto; perchè non dovreste più amarmi? che vi ho fatto? Non si muta così in pochi giorni.... a meno che.... oh Dio — se ne amaste un altro!

— E perchè no? fece la contessa con sfrontata audacia.

— Il suo nome! il suo nome! chiese Roberto ruggendo come un leone ferito.

— E il suo indirizzo non è vero?... siete ingenuo!

— Non ridete, signora, che per Iddio non è tempo di ridere!

— Dopo la commedia la tragedia — come v’aggrada. Ma cercate altri spettatori; io non mi sento portata a questo genere.

Così dicendo, aperse l’uscio senza gettare un solo sguardo su Roberto — a guardarlo si sarebbe spaventata; era livido!