Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 225 — |
Con un superbo movimento di dignità offesa, la contessa si sciolse, si alzò, e allontanandosi dal suo ostinato amante:
— Poichè vi preme tanto saperlo — disse — ebbene, non vi amo più.
Come un fanciullo all’improvviso annunzio che sua madre è morta, Roberto scoppiò in pianto.
La contessa aveva posto la mano sulla molla dell’uscio.
— Arrestatevi! — gridò egli — non credo una parola di quanto avete detto; perchè non dovreste più amarmi? che vi ho fatto? Non si muta così in pochi giorni.... a meno che.... oh Dio — se ne amaste un altro!
— E perchè no? fece la contessa con sfrontata audacia.
— Il suo nome! il suo nome! chiese Roberto ruggendo come un leone ferito.
— E il suo indirizzo non è vero?... siete ingenuo!
— Non ridete, signora, che per Iddio non è tempo di ridere!
— Dopo la commedia la tragedia — come v’aggrada. Ma cercate altri spettatori; io non mi sento portata a questo genere.
Così dicendo, aperse l’uscio senza gettare un solo sguardo su Roberto — a guardarlo si sarebbe spaventata; era livido!