Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 221 — |
XXVI.
Pochi giorni dopo la contessa leggeva un romanzo — languidamente abbandonata nella sua sedia a bracciuoli — ma la sua mente distratta più che alle pagine che aveva sottocchio, pensava ad Olimpio.
Per la prima volta, le smanie dell’amore dilaniavano quel cuore insensibile e sotto l’arco de’ suoi occhi neri un solco profondo rivelava l’insonnia della passata notte.
L’uscio del gabinetto si schiuse e un servo in livrea annunciò:
— Il signor Roberto ***.
Ella voltò la testa vivamente:
— Dite che non ricevo.
Ma nel medesimo istante l’innamorato giovane che aveva seguito i passi del domestico si presentò sulla soglia.
Ella frenò a stento un moto di dispetto.