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fonderti. Se avesti seguito attentamente il mio ragionamento — ragionamento, oso dirlo, desunto dai migliori testi di filosofia moderna — e sopratutto se me lo avessi lasciato finire — ti sarebbe apparsa chiara la conclusione, che l’uomo padrone di tutta la natura esterna non può gettare il più piccolo scandaglio nel proprio interno. Sarebbe una stolta vanità quella di voler dire: io mi sento da tanto.

— Ma infine? — chiese il signor Prospero.

— Infine prova. Nessuna teoria per quanto perfetta ha l’efficacia della pratica. Cosa vuoi ch’io ti dica? Prova a darmi moglie.

— E poi....

— E poi! e poi! non la mangerò di certo — e nemmeno, credo, arriverò a bastonarla.

— Le sarai fedele?

— Oh!... fece Olimpio.

E siccome — oh — a rigor di termine non vuol dir nulla, il signor Prospero potè interpretarlo a sua voglia.

Alcuni giorni dopo ebbe luogo la presentazione.

La giovinetta Giulia piacque ad Olimpio — come a dir vero gli piacevano tutte le donne dai quindici ai trentanni — qualcuna anche fino ai quaranta. Egli non aveva mai fatto distinzione fra donna e donna. I suoi amori scapigliati e superficiali non si preoccupavano nemmeno della forma — gli bastava la materia.