Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/202


— 200 —

pazienza e domandò a Giulia se le tornerebbe comodo fare il viaggio in carrozza — così restarono d’accordo per l’indomani mattina alle ore sei.

Giulia dormì al podere; l’avvocato all’albergo.

Spuntava l’alba quando la carrozzella entrò nella corte rustica e Pompeo discendendo tutto imbaccucato nel soprabito grigio mosse ad informarsi se la signora era disposta.

Giulia non si fece aspettare. Le pareva mill’anni di abbandonare per sempre quei luoghi infausti dove avea vissuto giorni dolorosi, senza nessun conforto.

Si affacciò ancora una volta a quella finestra dal cui vano aveva più d’una sera contemplate le stelle e pregato e pianto; guardò giù e vide Pompeo che passeggiava malinconico sotto il viale dei pioppi.

Lo raggiunse frettolosa, e siccome lui non s’era accorto della di lei presenza gli appoggiò lievemente la mano sul braccio mormorando:

— Signor cavaliere....

Il giovane si scosse, strinse sotto il braccio quella mano — ma leggendo in viso a Giulia una certa espressione di meraviglia la rallentò a poco a poco finchè cadde, e si trovarono frattanto alla testa del cavallo che sonnecchiava attaccato alla carrozzella.

L’auriga era un villano vecchio e sordo; non s’era mosso dal suo sedile ove masticava tabacco, appena