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Roberto sentì il bisogno di dirgli che lui la conosceva — e dal modo che lo disse Olimpio capì subito che era l’incognita del coupé.

Le volse allora uno sguardo — un unico sguardo intenso — in quel momento la contessa aveva deposto il cannocchiale e leggermente inclinata sul parapetto, coll’occhio luminoso, la bocca sorridente, le sue belle spalle nude senza un velo e senza una gemma appariva così divina, che per trovare in tutto il teatro una beltà simile alla sua conveniva appagarla con Olimpio.

Splendidi entrambi di fascino, di seduzioni, di audacia superba, di sicurezza sfrontata.

Dopo quello sguardo ricambiato — poichè ella lo ricambiò — e i raggi delle loro pupille si urtarono facendo scaturire scintille di fuoco — Olimpio si alzò con grazia per cedere il suo posto all’amico.

— Come è bella! mormorò Roberto.

— Sei sempre innamorato? chiese Olimpio lasciando cadere senza eco l’esclamazione ammirativa.

— Lo sarò finch’io vivo, dovessi chiedere il pane dell’elemosina o trascinare la catena del galeotto! Ma nessuno lo sa; tu, amico mio, sei il confidente di una passione che io circondo di mistero, come si circondano di veli le cose sante. Nella, moltitudine che l’adora io mi nascondo fra gli umili, rubo alla folla la mia felicità per goderla io solo; sacrifico la parte di