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la finestra, appoggiò sui cristalli la sua bianca fronte pensosa.
Posta così sotto la luce, la sua svelta personcina raggiava di una eleganza tutta giovanile e direi quasi ingenua; la sua vitina, che un adolescente avrebbe stretta colle mani, si piegava flessuosa e morbida sotto un busto grazioso benchè incompleto nel suo sviluppo. Aveva il collo candido e sottile, le manine trasparenti, i grandi occhi aperti timidi e curiosi ad un tempo — ora umidi di languore ora scintillanti di gajezza infantile. Vestiva per la prima volta un abito proprio da donna, lungo, pesante, ricco di guarnizioni e non vi stava a tutto agio. A guardarla, veniva subito il pensiero di cingerle un gonnellino di percallo e lasciarla correre nei giardini col cerchio o col cervo volante — tanto era giovane, bambina proprio in tutta l’estensione della parola.
Certo non aveva finito di crescere.
Oh! perchè la maritavano così inesperta ancora, così poco preparata ai doveri e ai pesi della vita conjugate? Che sapeva ella del matrimonio, povera innocente!
Non era molto che aveva smesso la bambola quando le presentarono il marito.
— Ma, e sua madre?... oh tacete, ella non ha più madre nè padre — è sola al mondo — il vecchietto