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stavano denari mediante il semplice scambio d’una firma — la quale firma egli apponeva con tutta serenità, pensando che avrebbe pagato la dote della moglie.
Lo zio Prospero quell’inverno non era a Milano avendogli i medici ordinato il soggiorno di Nizza; per tal modo nessun freno inceppava le sue ardenti sregolatezze.
Non tardò a venirgli a noja anche la stretta intimità con Roberto e se ne liberò facilmente con una delle sue solite menzogne.
— Amico, gli disse, penso che la mia diletta Giulia deve annojarsi sola in campagna; d’altra parte ho in vista alcuni affari che mi obbligano a fermarmi qui tutto l’inverno. Mi accomiato dunque, ti ringrazio dell’ospitalità e vado a cercarmi quattro o cinque modeste camerette per appendervi il mio nido.
A sì onesta e maritale risoluzione il buon Roberto non trovò nulla a ridire.
Olimpio cercò le camerette — due appena — ignoro se vi sospendesse nidi di sorta, ma molte sere lo si vide entrare nella sua nuova abitazione con una signora al braccio che non era Giulia.
Dicono alcuni che non era neppur sempre la stessa.
Intanto Giulia languiva solitaria e abbandonata.
Il triste inverno le aveva preparato tutto attorno alla casa un deserto di ghiaccio. Internamente le camere