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Perdette in tal guisa il credito. Dicevano di lui che era un vanesio, uno scioperato, un fanullone.
Egli non si curava più di nulla — non aveva che un pensiero — il suo amore.
Solo l’amicizia per Olimpio non pativa ribasso.
Basata sulla gratitudine, tenuta viva da quel fascino che Olimpio diffondeva intorno a sè, parve anzi a Roberto di poterla fondere nel sentimento esclusivo che lo dominava — l’amico divenne il suo confidente.
A braccetto, lungo le vie popolose di Milano, mentre Olimpio guardava per abitudine le belle signore e le ragazze leggiadre, il fervido innamorato, sordo e cieco, non aveva parole che per esprimere pensieri su questo tenore:
— Intendi? — ella è la mia vita. Prima di incontrarla vivevo forse? sapevo di avere un cuore? l’anima mia era come farfalla nella crisalide.
— Parli tedesco senza accorgerti mio povero amico! rispondeva Olimpio reprimendo uno sbadiglio.
— Ah! se tu provassi la voluttà d’un affetto profondo e sublime non giudicheresti con tanta indifferenza.
— Può darsi — ma che colpa ci ho io se non lo provo? Guarda che bei cavalli, che elegante brek!
— Per lei io divento poeta; per lei mi sento un eroe. Vorrei poterle sacrificare un trono, vorrei mettere a’ suoi piedi un regno.