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XVII.

Come aveva detto l’oste, la notte era stupenda — chiara e biancheggiante per il riflesso della via lattea che attraversava la vôlta celeste cingendola d’una grande zona cosparsa di stelle.

Olimpio camminava tranquillo a guisa d’uomo che nulla lascia dietro a sè e cui nulla aspetta.

Pensava, è vero, che partendo da casa aveva lasciato Max legato alla catena e che quell’imbecille di giardiniere non si sarebbe ricordato di scioglierlo, senza di che il bravo animale non voleva coricarsi — ma pazienza! Forse Giulia ci avrà pensato.

Messo da parte anche questo pensiero, egli si godeva la bella notte, fumando un profumato sigaro e facendo, colla destra, mulinello del bastone.

Improvvisamente gli si affacciarono due uomini addossati a un muricciuolo che girava intorno al cimitero del villaggio.