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della fanciulla, e obbligò Olimpio a ritirare il suo braccio.
— Tu non mi inganni, o rispettabile oste? disse Olimpio arricciando colla punta dell’indice i suoi baffi biondi. È vino che mi dai?
— E come potrei ingannarlo, signore! — ella che mi favorisce le sue grazie — rispose il buon uomo inchinandosi. Poi, io non inganno mai nessuno.
— Bravo! bella massima — mi piace assai; quando avrò un blasone voglio adottarla per motto.
Due uomini spiavano questa scena accoccolati sul davanzale esterno della finestra — non udivano le parole, ma videro il sorriso ironico che balenava sui labbri d’Olimpio, bello come Lucifero o come Mefistofele.
L’oste si rincantucciò per la terza volta e tanto persuaso di non aversi più a muovere che attaccò quasi subito a russare.
— Marietta — mormorò il seduttore, ripigliando lo stato d’assedio — c’è qualcuno che ti ha parlato male di me?
— No, signore — sospirò la povera ragazza — ma lei ha moglie e non sta bene.... non sta bene....
Per quanto vi mettesse di fermezza non potè compiere la frase; Olimpio senza scomporsi, se ne incaricò in questi termini: