Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 110 — |
il baleno degli occhi — eppure bastò per evocare dalla sua immaginazione il corpo intero d’una Venere spirante voluttà e amore.
Quegli occhi, per essere così vivi, dovevano illuminare un giovane volto e il volto illuminato da quegli occhi doveva necessariamente esser bello.
Lo sguardo rapido e saettante gli aveva rivelato in una sola delle sue scintille passione, intelligenza, spirito, eleganza, grazia, superiorità — e una leggera tinta di fierezza che cresceva intensità e splendore alla pupilla.
Non so chi disse: mascherate una persona ch’io abbia veduta una sol volta, ma lasciatemi scoperto l’occhio, e la riconoscerò immancabilmente.
L’occhio è il faro del pensiero.
Roberto s’innamorò dell’occhio nero che aveva visto scintillare in fondo al coupé. La sua anima poetica si esaltava in quel misterioso incontro, l’incertezza non gli dispiaceva, e cullato da fantastiche visioni non temette di abbandonarvisi in una fidente ebbrezza.
I giorni che seguirono furono corse all’impazzata, stazioni di ore ed ore nei punti più frequentati della città, informazioni, stratagemmi, tutto per rivedere il piccolo coupé o per averne notizia.
Si rimproverò di non aver guardato la livrea, di non aver posto mente allo stemma, e se la corona che lo