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— Sì, troppo — ed io la venero, mi metterei in ginocchio davanti a lei, piuttosto che darle un dispiacere saprei uccidermi — ma sono uomo, capisci? E se qualche debolezza mi travia, l’anima non vi ha parte. L’anima pura, l’anima fedele resta intemerata per mia moglie; il corpo è un vile astuccio di una fiamma celeste — il corpo è schiavo dei desiderii, l’anima sola è libera nell’amore.

Le dissertazioni sull’anima e sul corpo erano un po’ il debole d’Olimpio, che le raggirava e le contorceva in mille guise come fa il cerettano colla biscia, talchè Roberto finiva col persuadersi che il suo amico aveva sentimenti squisitissimi, offuscati da qualche menda nell’educazione e null’altro.

Consolava poi Giulia. Le ripeteva, convinto, che suo marito l’adorava. Le persone buone credono facilmente alla bontà altrui, e la moglie tradita e l’amico illuso vivevano di questo affetto immaginario che era l’unico loro affetto sulla terra, poichè è d’uopo dire che Roberto, al pari di Giulia, non amava che Olimpio.

Roberto era orfano, povero e disgraziato; si comprenderà di leggieri che gli amici non fioccavano intorno a lui. Cuore d’artista, mente di poeta, egli viveva molto nell’ideale — solo, a tu per tu colle sue fantasticherie, colle sue larve di gloria, col suo sogno di donna — sogno splendido, infinito, che la