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gli altissimi pioppi che sulle loro rive incurvandosi maritavano le superbe cime; e l’edera elegante che si allacciava ai tronchi in curve sinuose; e la pallida robina sfumata qua e là sul fondo cupo della verzura; più abbasso le margheritine simboliche e giù giù fino a toccar l’acqua i fiori dimenticati della ginestra avrebbero ispirato il pennello modesto di un allievo paesista.
Ne sarebbe poi uscito un quadro ammodo se il pittore avesse saputo cogliere l’imponente placidezza del cielo, grigio, uniforme, sospeso su quella natura tranquilla.
Lungo il margine dei fossatelli pascolavano numerose file d’armenti e mandre di bovi; la grassa giovenca seguiva i suoi vitellini guardandoli col suo nero occhio malinconico, mentre nei prati saltellavano le giovani cavalle môrse dai puledri audaci.
Dietro gli alberi, a varie distanze, un gruppo di casolari indicava una cascina o un paesello; paesi e cascine abitati da poveri contadini, colle loro abitazioni basse, aperte sull’aja e framezzate da orti e da fienili, sulle cui mura sgretolate si arrampicava sovente un esile fusto a lunghissime foglie, che dopo essersi contorto in spire capricciose, deponeva sulla paglia, orgogliosa e gonfia, una zucca di proporzioni gigantesche.