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Sulle rive della Sonna. | 85 |
sensazioni effimere e comuni non potevano paragonarsi all’impressione viva che le restava ora nel cuore.
Chiudendo gli occhi, ella vedeva ancora discendere dalla collina un uomo — niente altro che un uomo — bello o brutto, giovane o vecchio, non ne sapeva nulla.
Quell’uomo la prendeva in braccio — in braccio? sì; faceva l’ufficio di un ponte o di una barca, non c’era da preoccuparsene. Tutto ad un tratto ella lo guarda... non è più l’uomo di prima. Vede confusamente uno sguardo fulgido, una fronte intelligente, un sorriso come i contadini non hanno.
E l’aveva presa in braccio!
Sprofondandosi ancor più nel guanciale, Editta tentava ricordarsi il suono della sua voce, i gesti, l’espressione. Parole non ne erano corse molte, ma le sembrava che si fossero dette tante, tante cose.
A me, a voi, ai nostri buoni amici, a tutti coloro insomma che di torrenti ne videro più di uno e bene o male li hanno già traversati, non parrà vero che Editta vi spendesse dietro tanta immaginazione; ma se vogliamo essere sinceri, dobbiamo rammentare quello che si fece noi la prima volta.