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76 Parte seconda.


Le persone come lei non arrivano facilmente a tale meta, e si accontentano quasi sempre di una mediocrità orgogliosamente sopportata.

Vi è una poesia che è luce, ma ve n’è una che è nebbia; questa nebbia appunto avviluppava il cervello di Editta, che avrebbe voluto il mondo popolato da eroi, e che incontrando degli uomini, si ritraeva sdegnosa.

Era troppo sagace per rappresentare il personaggio della fanciulla ingenua, ma non era nemmeno una donna, perchè della donna le mancava la sapiente esperienza e la bontà indulgente.

Era cara, gentile, simpatica, ma qualche cosa di duro, di aspro traspariva a rari intervalli dal suo contegno; pareva alterigia, e forse lo era un poco, ma più assai mancanza di tatto e di quell’arte superiore di affratellarsi con tutti che, ove non sia in natura, è difficilissima ad acquistarsi.

Editta non si abbandonava, ecco. Una grande stima di sè stessa (che è la base dei caratteri forti), scompagnata dalla tolleranza dei difetti altrui, le rendeva insopportabili la vacuità e l’ignoranza che abbondano tanto in questo nostro gregge umano, e chiudendosi subito in sè stessa