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66 | Parte seconda. |
— Io no, non ho tossito; è una caramella che m’è andata per traverso.
Bruno soffocò un sospiro.
— È un po’ raffreddata — disse volgendosi a Editta — non vuole aversi riguardo, benedetta bambina! Ora prende le pasticche d’altea. Ne hai ancora di pasticche, Rachele?
— Sì, ne ho, ma non mi piacciono; preferisco le caramelle di limone e più ancora gli africani colla crema.
Bruno sorrise. Egli era persuaso che sua figlia avesse molto spirito, e che soltanto una invincibile timidità la trattenesse dal farne mostra. Editta non ebbe bisogno di cercare una frase conveniente per esporre il motivo della sua venuta, nè di doversi umiliare a dire: Sono qui da voi perchè non so dove andare.
Bruno la prevenne con un’insistenza così gentile, che l’orfanella ne fu proprio commossa. Anche Rachele unì le sue preghiere, intanto che osservava i capelli di Editta raccolti in modo graziosissimo sull’estremità della nuca, e promettendo a sè stessa di farsi insegnare una pettinatura che stava tanto bene.
— Sai? — disse la giovane istitutrice con un piglio di serietà amichevole — riprenderemo il