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62 | Parte seconda. |
rili e limitati che il padre non rifiniva di lodare la sua bontà e moderatezza. Un abito, un pasticcetto, dormir tardi, la mattina, non far nulla, ma proprio nulla di nulla, erano le sue gioie. Spirito, istruzione, piaceri della mente, libri, musica, poesia, erano lettera morta; e il padre, che pur non era volgare, che aveva passato la gioventù ben altrimenti che satollandosi di dolciumi, non aveva occhi che per quella sua diletta, ed istupidiva anche lui per mettersi allo stesso livello. Estremo ridicolo di un sentimento sublime.
Si capisce che l’amicizia non poteva essere molto intima con Editta. La figlia del contino francese, del poeta, dell’emigrato, spaziava in un’atmosfera superiore, tutta sogni grandiosi e compiacenze spirituali; essa che viveva quasi esclusivamente di idee, si trovava davvero troppo lontana da quell’altra che gavazzava nella prosa dei fatti compiuti; però come accade nel mondo, si salutavano per convenienza, e una sera al caffè, bevendo una ghiacciata di lamponi, avevano scambiato il dolce nome d’amica.
La ricca, brutta e goffa, ammirava l’eleganza innata della fanciulla povera, incapace tuttavia di imitarla, invidiandola un pochino e tormentando la sarta perchè le facesse un vestito da poterla rendere altrettanto bella e distinta.