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Sulle rive della Sonna. 61

forma un gran manto sulle spalle della montagna; ma come molti manti, è strappato anche esso e mostra tratto tratto la pietra nuda, di un grigio uniforme, filamentosa, a strati come un libro — e fa venire la tentazione di sfogliarla per leggervi l’epopea dei secoli.

Editta, nei suoi tempi felici di Bruxelles, aveva conosciuto due persone — padre e figlia. Il padre ricco, solo al mondo, senza ambizione e senza desiderii, non viveva che per quella sua unica ragazza; punto bella, punto distinta, priva d’ogni ingegno e d’ogni grazia, ma che per lui rappresentava il compendio delle perfezioni umane.

Erano italiani e viaggiavano per svago. Da vent’anni — che tanti ne contava la figlia — il padre non l’aveva mai abbandonata. Amici, relazioni, progetti d’una volta, abitudini, inclinazioni tutto egli aveva lasciato per lei. Il suo amore cieco e geloso, passivo come quello d’un cane, si pasceva a contemplarla, a subirne tutte le voglie, realizzarne tutti i capricci.

Lei, ignorante e pigra in sommo grado, di capricci non ne aveva molti, o erano così pue-