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48 Parte prima.


— Io ci vivo da vent’anni.

Un altro motivo di disgusto per Editta, di odio per la Rosa, fu la corte che Renato incominciò a fare all’amabile cuginetta.

Subito, al primo abboccamento, egli aveva sbarrato gli occhi e s’era piantato risolutamente sulle gambe aperte, dondolando i fianchi, arricciando i baffi, finchè rinvenuto dalla prima sorpresa, zif-tac — una fregatina — e: — Qua la mano, cuginetta! —

Ma siccome Editta, indietreggiando, s’era portata nel cantuccio più lontano della stanza, sperando forse che una qualche parete si avesse ad aprire per inghiottirla, il galante credette bene di completare le sue dichiarazioni di simpatia, dando nello stesso tempo una piccola spiegazione di quell’innocente zif-tac che aveva spaventato la bella ritrosa.

— Non mi badate, cugina. Faccio così perchè ho le mani asciutte; io ho sempre le mani asciutte; non è nulla. Ma lasciate che vi guardi, corpo di Dio! mi piacete... — scosse per aria le cinque dita della mano destra dopo essersi succhiato il mignolo con una mimica espressiva. — Mi piacete, sacredieu! Eh? conosco il francese.