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La famiglia Spiccorlai. | 29 |
figura di vecchio mago, esclamò tra l’ironico e il giulivo:
— Lascia aperto. La Rosa se ne vuole andare.
Se io scrivessi un poema epico in ottantasette canti, mi cadrebbe bene qui il paragone di una belva furiosa che alle prese con un’altra, se un innocente animale qualunque viene a mettersi in terzo, su quello si precipita come su capro espiatorio che deve vendicarla dell’impotente furore.
Amarilli questa volta, come cento altre consimili, ebbe a sostenere la parte del capro.
La cognata l’accusò di essere la causa di ogni suo dispiacere; la sua venuta in casa stabiliva un odioso precedente che tutti gli Spiccorlai fino alla quindicesima generazione non avrebbero mancato di imitare. Già lei avrà parlato al vecchio in favore di quella pettegola che doveva arrivare, ma quando si mangia il pane degli altri si dovrebbe avere maggior discrezione.
Aveva fondi lei per mantenere i parenti? Sapevano fare qualche cosa le sue lunghe braccia di lucertola (sarebbe stato inutile farle osservare che le braccia (?) delle lucertole sono corte), altro che tirar fuori il fazzoletto per asciugare