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La famiglia Spiccorlai 13


pompa magna impiegava un buon quarto d’ora a raccogliere le gonne per poter scendere incolume l’orribile scala, il vecchio col naso applicato alle sbarre della finestra le gettava uno sguardo beffardo e si fregava, ghignando, le mani.

Più le ragnatele calavano dense e polverose dalle travi putride, più gli scarafaggi guazzavano nelle immondizie degli angoli bui, più vi era intorno a lui di bruttezza e di schifo, il vecchio gongolava.

Dalla specola della sua finestretta vedeva le macchie umide dei muri e le numerava con gioia. La Rosa si sgualciva nel passare gli sboffi dell’abito maledicendo all’avarizia del marito, ma sapeva bene di non poterlo indurre a cambiar casa.

C’era nella corte una fabbrica di birra, e quando rimovevano le materie fermentate, saliva un fetore insopportabile: allora il vecchio non mancava mai di aprire la finestra.

Litigi ne accadevano di raro. S’erano accomodati a quel genere d’esistenza; lui si divertiva a vederla imbizzire – lei cercava altrove dei compensi.

Durante una piovosa giornata d’ottobre, il portalettere del quartiere entrando a malincuore