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Confidenze. 183


Bruno rimase un istante sconcertato, ma nel terrore di vedersi sfuggire Amarilli trovò il coraggio di continuare:

— Dopo la morte di mia figlia lei è stata tutta per me; la sua bontà, il suo affetto hanno consolato il mio cuore affranto; la sua intelligenza è venuta in soccorso della mia solitudine; la sua inalterabile dolcezza ha sopportato i tristi giorni passati al mio fianco. Signora Amarilli, io non ho più al mondo nessun affetto e nessuna speranza fuorchè in lei. Non mi abbandoni; sia la compagna di questa mia povera vita.

Parlando così Bruno aveva rubato ad Amarilli il ramo di robinia e lo spogliava delle ultime foglie; dopo che non gli rimase fra le dita che il fusto, si decise a stringere la mano della zitella che rispose tremante a quella stretta.

Il sogno d’oro d’Amarilli si realizzava dunque completamente: una casa, dei fiori, dell’aria, del sole... e una mano nella sua mano.

Per tutto quel giorno, tacitamente essi custodirono il loro segreto.

All’altare intanto che Editta pronunciava l’eterno sì, un turbamento strano si dipinse sulla fronte di Amarilli e il signor Bruno tossì un paio di volte nascondendo gli occhi nel fazzoletto. Ma chi ci badò?