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Confidenze. 179

brilla, vola, canta, geme, riposa col cielo, col sole, colla farfalla, coll’usignolo, colla tortora, coi silenzi misteriosi e solenni del bosco, colla placida maestà dei prati; quella poesia reale, immutabile e pur sempre varia e nuova di cui Giovanni si circondava doveva giungere alla fine a commuovere Editta, a penetrarla. Egli ne era persuaso. Altri cuori più impetuosi del suo sono andati inutilmente a cercare la felicità fuori della semplice natura e dovettero tornare scoraggiati e stanchi.

Il mese di maggio, così ridente sulle rive della Sonna, apparecchiava le sue tinte soavi e delicate; la valle si metteva in festa. Per molto tempo il torrente era rimasto asciutto, ma da quindici giorni le sue acque erompevano giulive, spruzzando i ciclamini che sorgevano rigogliosi in mezzo all’erba. Ogni albero ringiovaniva, ogni stelo si raddrizzava; in ogni seme e in ogni bozzolo fremeva la vita.

E sorse, trepidamente aspettata, quell’alba.

Fin dal primo apparire del sole tutta la casa fu in piedi; Giovanni arrivò tre ore innanzi l’ora stabilita; prese da parte Amarilli e le domandò se voleva andare a dare un’occhiata al suo nido.