Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
10 | Parte prima. |
gambe, il vecchio Spiccorlai se ne stava tutto il giorno disteso sopra un'ampia poltrona di pelle unta e sdrucita, col gomito appoggiato a un tavolino altrettanto unto, sdrucito e sudicio; e guai a toccarlo!
Questo mobile invalido portava ancora dipinta sulla sua superficie una scacchiera da tempo immemorabile vedova di pedine; sovr’esse il suo strano proprietario passava le ore curvo, borbottando e facendo segni cabalistici colle sue lunghe dita uncinate.
Mangiava voracemente, al pari di un cane, un cibo oltre ogni dire frugale; gridava quando gli si chiedevano denari; non poteva soffrire le bestie, nè fiori, nè musica, nè visite in casa.
Non parlava quasi mai, e se la moglie lagnavasi dell’eccessiva economia domestica, rideva – rideva soltanto allora – e imbizzarrendo ancor più colle dita sulla scacchiera, lo si udiva mormorare una sua esclamazione favorita: donne, cavalli, orologi...1 – scuoteva la testa e non si poteva cavargli altro.
Era scemo? Nemmen per sogno.
- ↑ Queste tre parole si riferiscono a un proverbio milanese che dice «Donn, orolog e cavai in tri travai.»