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Confidenze. 167

po’ cosa farebbero di bello i poeti senza questa terra bagnata dal nostro sudore, senza gli alberi che noi abbiamo piantati, senza i ruscelli che fanno girare i nostri mulini? Noi agricoltori viviamo nel seno fecondo della poesia, noi la sentiamo fremere e palpitare; è a noi che essa prodiga le sue tenerezze più segrete, i suoi slanci più appassionati. I poeti vengono a guardarci con una penna in mano, sospirano, sbadigliano e coprono di parole un foglio di carta.

— Ma sono parole che scuotono, che commovono, che elettrizzano! — esclamò Editta.

Giovanni sorrise ancora, di un sorriso calmo e sereno; cinse dolcemente col suo braccio la vita della fanciulla, e tenendola così stretta vicino a sè, continuò:

— Quando saremo raccolti nel nostro nido, svegliandoci al mattino sotto il padiglione del cielo, io ti mostrerò, in ogni fiore e in ogni filo d’erba, la storia del nostro amore; quando seduti all’ombra della mia vigna coglierò per te i frutti che la mia mano ha fatto nascere; quando nella foglia che spunta, nella gemma che sboccia, nel calice che si apre, noi leggeremo la sublime poesia della creazione, e tutto intorno a noi, dal verme all’uccello, dall’onda al raggio del