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140 Parte terza.

finalmente i suoi progetti di partenza. Edita glieli comunicò alla vigilia, intanto che Amarilli leggeva un giornale al signor Bruno, per distrarlo e per compiere fino all’ultimo il suo dovere.

Editta e Giovanni si trovavano in piedi sotto il portico. Un fiore di verbena pendeva dalla cintura della fanciulla; le piccolissime stelle di cui era composto staccandosi ad ogni leggero movimento cadevano per terra. Giovanni le raccoglieva una alla volta in silenzio e le teneva strette nel suo pugno.

— Va via... per sempre? — domandò ad un tratto, facendosi pallido.

— Non so.

— È almeno felice?

— Io non posso avere felicità, nè la chiedo ad alcuno.

C’era dell’amarezza e della superbia in queste parole. Giovanni, che volle scorgervi un sentimento più riposto, si sentì preso da infinita tenerezza e le disse con voce tremante:

— Perchè parla così?

Una gran luce usciva dagli occhi di Giovanni. Editta lo guardava incerta e curiosa.

— Perchè parla così? — ripetè il giovane prendendo l’ultimo fiorellino di verbena che era