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136 | Parte terza. |
E al rimanere non bisognava nemmeno pensarci, poichè la morte di Rachele aveva tolta qualsiasi onesta ragione alla loro presenza in quella casa.
La buona Margii capiva tutto. Ella girava e rigirava intorno alle due donne non osando interrogarle e pur cercando un pretesto per dire loro: Vi amiamo, sapete? Perchè volete andarvene? Che cosa faremo noi, soli, coll’immagine della defunta? Che triste casa sta per diventare questa! Oh! che importa il bel sole, le camere liete, l’abbondanza, se più nessuno riderà quì? Un uccelletto è morto e gli altri volano via... poveretti noi!
Amarilli faceva malinconicamente i suoi addii.
Non aveva mai creduto di dover vivere sempre lì; lo sapeva bene che era una posizione transitoria. Aveva viaggiato, non altro — e come un pellegrino doveva accontentarsi di portar seco delle memorie.
Quel portico così allegro, ombreggiato dalla tenda, chi sa quante volte lo avrebbe riveduto nel sottoscala di suo fratello! e nella sucida, meschinissima cucina di Carlo Spiccorlai, quante gioconde apparizioni l’avrebbero seguita, quanti dolci rumori, quanta lucentezza, quanta vita serena!