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Amore. 133


— Sognai di te, Editta. Eri in chiesa e ti facevi sposa col signor Giovanni: avevi un vestito tutto d’erba sparso di panporcini; il signor Giovanni invece dell’anello ti dava una piccola falce per mietere.

Tutti sorrisero trovando il sogno bizzarro; Editta ne fu turbata fino nell’animo.

— Se ti mariti prima di me — continuò Rachele — voglio regalarti la mia croce di perle col brillante nel mezzo: ma se mi marito prima io, vedrai che regalo!

Dopo aver detto queste parole si lagnò di un forte dolore al petto e le scemò la voce. Più tardi domandò ad Amarilli:

— Sto male?

— No, carina, ma parli troppo.

Venne il dottore e trovò una febbre piuttosto gagliarda. L’indomani articolava a stento le parole; il dolore di petto l’opprimeva sempre, verso sera ebbe un seguito di svenimenti che pose l’allarme in casa. Bruno passò la notte al suo capezzale.

Passarono due o tre giorni di incertezze angosciose, poi entrò in agonia, e una notte spirò, senza soffrir molto, fra le braccia del padre e di Amarilli. Nessun altro era presente.