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Amore. 125

scoramento, una paura smaniosa e febbrile, un violento terrore della morte. Piangeva. Si raccomandava a suo padre, al medico, a tutti perchè non la lasciassero morire. Voleva alzarsi — le sembrava che uno sforzo potente dovesse ricacciare indietro la malattia. Chiedeva vesti e gioielli; parlava di viaggi; aveva una sete rabbiosa di godere, di divertirsi, di essere giovane bella e felice.

Si riconobbe in questi tristi momenti l’utilità di Amarilli.

Editta non reggeva alle scene strazianti della moribonda; il padre, inebetito, cogli occhi vitrei asciutti, sorridendo come potrebbe sorridere una macchina fabbricata a tale scopo, aveva l’aria di voler impazzire da un giorno all’altro. La sola Amarilli instancabile calmava e consolava.

Senza essere propriamente religiosa, ella possedeva la parola ispirata delle persone che vivono molto coll’anima.

Editta ammirava sempre più quella nobile incarnazione di donna, sublime nella semplicità, elevata nella modestia, e stabiliva involontariamente un confronto con sè stessa — confronto che la sua lealtà le mostrava in vantaggio di Amarilli. Ma Editta appunto aveva bisogno, per