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Amore. 119


L’occasione parve presentarsi un giorno, poichè Editta voleva ad ogni costo vegliare ancora l’ammalata, protestando di sentirsene la forza, e Bruno recisamente glielo proibiva, quantunque fosse molto imbarazzato a trovare un’infermiera intelligente e sopratutto paziente.

Allora Editta immaginò di dividere con Amarilli la cura di Rachele; donna migliore non poteva trovarsi di certo, nè più adatta a quelle penose funzioni.

Bruno accolse l’idea con piacere e pregò la fanciulla di scriverne subito alla zia. Egli vedeva che la malattia di sua figlia, lunga, complicata esigeva un servizio di tutte le ore e di tutti i momenti; una persona doveva dormire nella camera della tisica, Bruno non volle permettere che Editta, così giovane, si esponesse a tanto rischio.

Fu in seguito a questa deliberazione che una mattina sul cader di giugno la timonella di Bortolo, che faceva il servizio della stazione, si fermò davanti alla casa; una gamba lunga e magra si allungò timidamente sul predellino, seguita quasi subito da una gonnella d’orleans nero, che mostrava la trama e come corona dell’edificio un singolare cappello di paglia color marrone in forma di tetto.