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Sulle rive della Sonna. 107


— Va bene; ma entrate intanto. Mostrerò alla signorina gli alveari nuovi. Quel benedetto uomo non sta mai tranquillo. Oggi è andato a Bergamo per vedere una macchina che, dice lui, aiuterebbe molto la gente che lavora sulla collina.

— Sapevo che non c’era — interruppe Margii — l’ho veduto stamattina per tempo passare nella timonella di Bortolo e ho pensato subito: Il signor Giovanni va a Bergamo.

Questa dichiarazione era necessaria.

Editta stava già preparando un acerbo rimprovero per la sciocca femmina che l’aveva attirata in casa d’uno sconosciuto: ma guardandosi attorno in quella placida e ridente solitudine capì o scopo innocente dell’improvvisata e si abbandonò di nuovo al piacere delle sue sensazioni, duplicate, rese intense da quel none pronunciato a caso, ma che ella non poteva più ascoltare con indifferenza.

La figura del signor Giovanni le compariva davanti ad ogni svolta: lo vedeva vivo e vero coi suoi begli occhi brillanti, col suo sorriso tanto buono e tanto bello. Ricordava a puntino i suoi baffi bruni lunghi e sottili, il portamento onesto e fiero.

Margii e Checco le mostravano confusamente