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100 | Parte seconda. |
Si accorse allora che le imposte della finestra erano chiuse, e le venne un gran bisogno di aprirle. Attraverso le tende di mussolina vide il signor Giovanni che si allontanava, e risentì quello stesso trabalzo al cuore, quel medesimo tremito per tutta la persona.
— Che è questo? — domandò fieramente a sè stessa, paurosa della risposta; ma la risposta non venne.
Si pose allora per calmarsi a lavorare, e Rachele la guardava con gli occhi grandi, sbarrati, sembrandole meravigliosa quell’agilità delle dita, finchè tornò il padre seguíto da Margii, che portava la zuppa.
Bruno si accostò a Editta, e fissandola in un modo speciale, come se non l’avesse mai veduta prima, esclamò, rispondendo a un pensiero interno:
— Sì, è vero, è molto cambiata. L’egoista ch’io sono!
— Che dice, signor Bruno?
— Dico, cara ragazza, che non deve continuare a fare l’infermiera; è troppo giovane, troppo delicata, s’ammalerà anche lei.
— No, no; questo dovere io lo compio volentieri, non credo che mi possa far male.