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Sulle rive della Sonna. 99

prima di salire dovette per lo meno fare un cenno di capo a quell’ospite che il padrone di casa aveva piantato lì in piedi sotto al portico.

Editta portava il lutto di suo padre; su quelle vesti nere il pallore del suo volto spiccava maggiormente; le occhiaie infossate annunciavano la fatica delle veglie. Il signor Giovanni la guardò intensamente, con profonda attenzione, e le disse:

— Mi pare, signorina, ch’ella abbia sofferto un poco dalla prima volta che la vidi...

Editta aveva dominato il palpito involontario di una simpatia che la sua ragione non approvava, e rispose asciutto:

— Sto bene, grazie.

Poi sparve rapida su per la scala.

Però, ripreso posto accanto al letto della tisica, non le riuscì tanto facile di cancellare l’immagine del signor Giovanni. Suo malgrado quella fisonomia maschia, intelligente, le ritornava con insistenza davanti agli occhi, e per quanto a bello studio ella tentasse contrapporvi i rozzi panni, la vita campagnuola, le mani annerite dal sole, la figura le appariva tuttavia splendente come quella di un cavaliere antico.

Poco dopo, nel silenzio della camera dell’ammalata, ella udì sbattere la porta di strada, e un passo risoluto percuotere il lastrico della via.