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Sulle rive della Sonna. 97

sull’orlo del letto — Bruno si ricordò delle scarpine coi bottoni d’acciaio brillantato e coi tacchi alti — allungò la mano, colle dita tese, e misurò quel piede. All’improvviso contatto l’ammalata, senza svegliarsi, si contrasse e si voltò dall’altra parte.

Bruno ritirò la sua sedia con precauzione.

Per una di quelle stranezze alle quali il cervello si abbandona indipendentemente dal cuore, senza transizione, senza alcun punto di contatto, gli si parò alla mente un giorno della sua passata giovinezza.

Si rivide spensierato e sereno in compagnia di amici giocondi, sotto il pergolato di una osteria di campagna — e ricordò a puntino tutti i particolari di una chiassosa partita alla morra. — La testina provocante della figlia dell’oste guardava attraverso le foglie, e le allodole che trillavano su in alto non avevano vanni così arditi come se li sentiva lui, Bruno, il più ricco, il più felice, il più allegro degli studenti.

Un sorriso, dove il disinganno aveva versate tutte le amarezze, terminò la visione.

Si alzò di nuovo, prese una boccetta e preparò la medicina, perchè Rachele la trovasse pronta al suo svegliarsi.