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Sulle rive della Sonna. 93

al punto di farle dimenticare i suoi irosi propositi.

Rachele, a pranzo, ebbe un urto violento di tosse, si coricò presto, dormì malissimo e all’indomani una striscia di sangue rigava il suo guanciale.

Le passeggiate di Editta furono soppresse; dichiarata la polmonite, essa non abbandonò più nè di giorno nè di notte la camera della sua compagna.

Una mattina, Bruno, seduto accanto al letto di sua figlia, intanto che Editta prendeva un po’ di riposo, fischiava sommessamente.

Egli pensava che Rachele udendolo zufolare lo crederebbe molto allegro; lo sventurato padre era giunto a cercare nella menzogna qualche conforto, un’illusione, se non per sè stesso, per lei. Difatti l’ammalata gli domandò:

— Cos’hai di bello? sembri contento.

— Sì — rispose Bruno fregandosi i ginocchi rapidamente con tutte e due le mani e sbattendo le palpebre per cacciare indietro le lagrime — sono proprio contento. Tu stai meglio; presto ti alzerai e sarai guarita e.... e sono contento per questo.

Una lagrima gli cadde sulla mano. Buffona!