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al punto da non potergli parlare senza che le tremasse la voce; e quand’egli disse, strisciando le parole, facendo gli occhi espressivi:

— Come mi dispiace che passino queste ore!

Ellà, rapita fuori di sè, chiese:

— Perchè?

Cecchino non aspettava altro.

— Per dovermi separare da una persona tanto simpatica.

La sala girava come un arcolaio; girava l’organetto col suonatore: girava la zia Rosa; girava lei, Teresina, stretta fra le braccia di Cecchino.

E chi girava realmente erano lor due soli, alle battute finali dell’ultimo galoppo.

— Ti sei divertita? — interrogò la zia Rosa quando furono a casa.

— Moltissimo rispose Teresina con una convinzione che le trapelava dagli occhi.

Una volta chiusa nella sua camera, per poco fu felice, riandando col pensiero ogni fase di quel memorabile ballo, ricordando sillaba per sillaba tutto quello che le aveva detto Cecchino: Posso? La prego, favorisca almeno un confetto. Non balla? tutto, tutto, fino alle parole «una persona simpatica.» Queste, solamente a pensarci, le sconvolgevano il cuore.

Guardò amorosamente il confettone, divisa fra il desiderio di mangiarlo e quello di conservarlo eternamente,