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— Niente paura; ho il braccio saldo, con me non può cadere.
E per darle subito una prova della sua forza le recinse la vita stretta.
Teresina ripiombò nel bujo. Non aveva più coscienza di sè stessa; girava, girava, acciecata dalle quattro candele che le sembravano girandole abbaglianti, sentendo nel fianco il cartoccio di confetti che Cecchino aveva in tasca, non osando dirgli di tenerla meno serrata.
— È stanca?
Moriva; ma non ebbe il coraggio di confessarlo, inebbriata dal moto, dalla musica saltellante, dal calore di quel corpo stretto al suo, dall’odore di gelsomini, acutissimo, che l’emanavano i capelli del suo ballerino.
— Lei balla da angelo. Per fortuna l’organetto cessò di suonare; Teresina cadde sulla prima sedia, rossa in viso come una brace.
La seconda, la terza volta che ballò con Cecchino, non aveva più tanta soggezione; ma il turbamento cresceva. In fine della serata era giunta