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voce burbera del padre: «Che nessuno tocchi le carte del mio studio!»
Tutta la camera per lei, vuota; una ampiezza sconfinata, un’assoluta libertà.
Incominciò a vestirsi lentamente, gustando il piacere di correre a piedi nudi sul tappetino del corsello e di girellare in sottana, senza busto, rialzando ad ogni po’ lo spallino della camicia che le scivolava sul braccio.
Come erano bianche le sue braccia! Ella non aveva mai avuto tempo di guardarle; le apparivano ora come le braccia di un’altra persona; così sottili, rotonde e bianche. Proprio non sapeva capacitarsi come fossero bianche, mentre il colorito del volto tendeva al bruno ed anche il collo era bruno; solo scendendo sotto la clavicola, dove principiava il petto, il bianco riappariva.
Questa ineguaglianza della sua pelle la sorprese; certo non doveva essere cosa normale, Allora, improvvisamente, fu assalita da un pensiero strano. Era bella o brutta?
Se fosse bella!
Si affacciò allo specchio, e si pose ad esaminarsi così minutamente, da vicino, che il suo fiato appannò il cristallo. Lo pulì subito, pazientemente, prima colla mano e poi colla salvietta, finchè resolo affatto lucente, tornò a guardare il proprio volto riflesso; ma il dubbio non si scioglieva,
Ella non provava, mirandosi, quello stupore che